Marie Curie: Una vita per la scienza

Ciao, sono Maria Skłodowska, ma la mia famiglia mi ha sempre chiamata Manya. Sono nata a Varsavia, in Polonia, il 7 novembre 1867. La mia infanzia è stata piena di libri e di amore per la conoscenza. I miei genitori erano entrambi insegnanti e mi hanno trasmesso la loro passione per l'apprendimento. Mio padre, in particolare, insegnava matematica e fisica, e le sue lezioni mi affascinavano. Spesso mi mostrava gli strumenti del suo laboratorio e io sognavo di poter un giorno fare le mie scoperte. Ma a quei tempi, la vita in Polonia era difficile. Il nostro paese era sotto il controllo della Russia e le nostre tradizioni e la nostra lingua erano minacciate. Peggio ancora, alle donne come me era proibito frequentare l'università. Questa ingiustizia accese in me un fuoco: ero determinata a ricevere un'istruzione, non importava come. Mia sorella maggiore, Bronisława, condivideva il mio stesso sogno. Così, facemmo un patto segreto. Io avrei lavorato come governante per aiutarla a pagare i suoi studi di medicina a Parigi. Una volta diventata medico, lei avrebbe fatto lo stesso per me. Era un piano audace, pieno di sacrifici, ma era la nostra unica speranza per un futuro migliore, un futuro dedicato alla scienza e alla conoscenza.

Finalmente, nel 1891, arrivò il mio turno. Con i pochi soldi che avevo risparmiato, presi un treno per Parigi. Avevo 24 anni e il cuore pieno di speranza. Mi iscrissi alla Sorbona, una delle università più famose del mondo. La vita a Parigi era una sfida continua. Vivevo in una piccola soffitta fredda e spesso avevo così pochi soldi che il mio pasto consisteva solo in pane, burro e tè. Ma non mi importava. Ero così felice di poter finalmente studiare fisica, chimica e matematica che passavo le mie giornate in biblioteca e le notti a studiare a lume di candela. La mia dedizione diede i suoi frutti: nel 1893 mi laureai in fisica, prima del mio corso, e l'anno successivo in matematica. Fu in quel periodo che la mia vita cambiò per sempre. Nel 1894, incontrai un uomo brillante e gentile di nome Pierre Curie. Era uno scienziato rispettato, e ci fu subito un'intesa profonda. Parlavamo per ore di scienza, dei nostri sogni e delle nostre ricerche. In Pierre trovai non solo un grande scienziato, ma anche l'amore della mia vita. Ci sposammo nel 1895. Il nostro matrimonio non fu solo l'unione di due persone, ma la nascita di una straordinaria collaborazione scientifica che avrebbe cambiato il mondo.

La nostra avventura scientifica iniziò davvero quando fummo affascinati dalla scoperta di uno scienziato di nome Henri Becquerel. Nel 1896, scoprì che l'uranio emetteva dei raggi misteriosi e invisibili, capaci di attraversare la materia solida. Cosa erano questi raggi? Da dove veniva la loro energia? Queste domande mi tenevano sveglia la notte. Decisi di farne l'argomento della mia tesi di dottorato. Pierre, vedendo la mia passione, mise da parte le sue ricerche per unirsi a me. Il nostro laboratorio era un capannone freddo e pieno di spifferi, ma per noi era un santuario. Lì, iniziammo a lavorare con un minerale chiamato pechblenda, che sapevamo contenere uranio. Misurando l'energia emessa, feci una scoperta sorprendente: la pechblenda era molto più potente dell'uranio puro. Questo significava che doveva contenere un altro elemento, sconosciuto e incredibilmente potente. Per mesi, lavorammo instancabilmente, macinando tonnellate di minerale e separandone chimicamente i componenti. Fu un lavoro estenuante. Finalmente, nel 1898, i nostri sforzi furono premiati. Scoprimmo non uno, ma due nuovi elementi. Il primo lo chiamai Polonio, in onore della mia amata patria, la Polonia. Il secondo era ancora più potente, e lo chiamammo Radio, dalla parola latina per "raggio". Per descrivere questo nuovo fenomeno, coniai il termine "radioattività". Per queste scoperte, nel 1903, io, Pierre e Henri Becquerel ricevemmo il Premio Nobel per la Fisica. Ero la prima donna nella storia a ricevere un tale onore.

La nostra felicità era immensa, ma fu tragicamente interrotta. Il 19 aprile 1906, la mia vita fu sconvolta. Pierre, mentre attraversava una strada trafficata di Parigi, fu investito da una carrozza e morì sul colpo. Il mio cuore era spezzato. Avevo perso non solo mio marito, ma anche il mio più caro amico e il mio compagno di scienza. Il dolore era insopportabile, ma sapevo di dover andare avanti, per le nostre due figlie, Irène ed Ève, e per continuare il lavoro che avevamo iniziato insieme. L'Università della Sorbona mi offrì la cattedra di fisica che era stata di Pierre. Accettai, diventando la prima donna professore nella storia dell'università. Decisi di dedicare tutte le mie energie a un obiettivo che Pierre ed io avevamo: isolare il radio puro per studiarne le proprietà. Era un compito incredibilmente difficile, ma dopo anni di lavoro meticoloso, nel 1910, ci riuscii. L'anno successivo, nel 1911, ricevetti il mio secondo Premio Nobel, questa volta per la Chimica. Ero la prima persona, uomo o donna, a vincere il premio in due diverse discipline scientifiche. Anche se Pierre non era lì per condividere quel momento, sentivo che il nostro lavoro era stato onorato.

Ho sempre creduto che la conoscenza scientifica dovesse essere usata per aiutare l'umanità. Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale nel 1914, sapevo di dover fare la mia parte. Capii che i raggi X, una forma di radiazione, potevano essere usati per localizzare proiettili e schegge nei corpi dei soldati feriti, salvando innumerevoli vite. Con l'aiuto di mia figlia Irène, sviluppai delle unità mobili a raggi X. Erano delle piccole ambulanze dotate di apparecchiature radiografiche che potevano essere portate direttamente al fronte. I soldati le chiamavano affettuosamente "petites Curies", le piccole Curie. Durante la guerra, abbiamo equipaggiato circa 20 di questi veicoli e formato più di 150 donne come operatrici. Il mio lavoro, però, ebbe un costo. Decenni di esposizione alle radiazioni, di cui all'epoca non si conosceva appieno la pericolosità, avevano danneggiato la mia salute. Mi ammalai gravemente e la mia vita si concluse il 4 luglio 1934. Guardando indietro, spero che la mia storia vi ispiri. Non lasciate mai che nessuno vi dica cosa potete o non potete fare. Siate curiosi, fate domande e non arrendetevi mai di fronte alle difficoltà. La scienza è uno strumento meraviglioso, una luce che può illuminare il mondo e renderlo un posto migliore per tutti.

Domande di Comprensione della Lettura

Clicca per vedere la risposta

Answer: In Polonia, il paese era sotto il controllo russo e alle donne era proibito frequentare l'università. Per questo motivo, Maria dovette fare un patto con sua sorella per sostenersi a vicenda e poter studiare all'estero, a Parigi.

Answer: Maria era motivata dal desiderio di onorare la memoria di Pierre e di continuare il lavoro che avevano iniziato insieme. La storia dice: "sapevo di dover andare avanti, per le nostre due figlie... e per continuare il lavoro che avevamo iniziato insieme". Inoltre, accettò la cattedra di Pierre alla Sorbona e si dedicò a isolare il radio puro, un obiettivo che condividevano.

Answer: La lezione principale è che la perseveranza, la curiosità e la passione possono aiutarci a superare qualsiasi ostacolo. La sua vita ci insegna a non arrenderci mai di fronte alle ingiustizie o alle difficoltà e a usare la conoscenza per fare del bene nel mondo.

Answer: La parola "radioattività" deriva dalla parola "radio", che significa "raggio". Descrive il fenomeno per cui alcuni elementi, come l'uranio e il radio, emettono spontaneamente energia sotto forma di raggi potenti e invisibili. È l'attività di emettere raggi.

Answer: Marie Curie è una figura fondamentale perché le sue scoperte di due nuovi elementi e la sua ricerca sulla radioattività hanno aperto un campo completamente nuovo della fisica e della chimica. Inoltre, è stata una pioniera per le donne nella scienza, diventando la prima persona a vincere due Premi Nobel in campi diversi.